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Еще я позабыл спросить вас: отослали ли вы две толстые рукописные книги в Киев к профессору Максимовичу или отвезли их сами, бывши в Киеве? Сделайте милость, известите меня об этом — тем более, что он напоминал мне о них, и я так перед ним виноват.

Прощайте, почтеннейшая маминька, целую ваши ручки и обнимаю сестру.

Ваш послуш<ный> сын Николай.

<Адрес:> Poltava en Russie Meridionale. Ее высокоблагородию Марии Ивановне Гоголь-Яновской В Полтаву, а оттуда в д. Василевку

 

Балабиной М. П., 15 марта 1838

 

 

Ditemi un poco, la mia illustrissima signora, che significa questa musica? Tacete, non dite nulla, non scrivete nulla… E possibile di fare cosi! Voi avete forse dimenticato che dovete scriver mi tre lettere larghe e lunghe com’i mantelli dei Bernardini, tre lettere tutti piene di callunnia che a mio parere è una cosa necessaria nel mondo, tre lettere scritte, col piu piccolo carattere e di vostro proprio pugno.

Ma forse voi godete talmente della vaghezze e bellezze del vostro dolce clima (che fa tremar da capo a piè tutti gli uomini del mondo), che non volete distrarvi per alcun’ altra cosa. O forse siete tropo occupata della vostra celeberrima collezzione di marmi, pietre antiche, e molte moltissime cose, che la vostra signoria a rubata onestamente in Roma (perche doppo Attila e Enserico nessuno a mandato tanto a sacco la città eterna quanto l’a fatto la brillantissima signora Russa Maria Petrovna). O fosse voi… ma non posso trovar piu ragioni per iscusarvi.

O mia cara signorina, getatti per la fenestra il vostro Pietroburgo, duro come il quercio d’alpine, e venite qua. S’io fossi nei panni vostri, mostrarei subito il calcagno. Se voi sapeste che bel inverno abbiamo qui. L’aria è tanto dolce, piu dolce del riso a la milanese che voi avete sovente mangiato in Roma, ed il cielo, o dio, che bel cielo! Egli è sereno, sereno — simile agli occhi… a, che peccato che i vostri occhi non siano azzuri per far il parragone! ma almeno egli è simile alla vostra anima e com’ella resta tutto il giorno sgombro di nuvole. Ma sapete meglio di me che tutta Italia è un boccone da ghiotto ed io bevo la sua aria balsamica a creppagozza, in modo che par altre forestieri non ne resta niente. Figuratevi che sovente mi pare di vedervi spasseggiare nelle strade di Roma tenendo in una mano Nibbi è nell’altra qualche santissima antichità trovata, nel mezzo del camino, nera e sporca com’un carbone, che domanda almeno la forza d’Ercole per poterla portare. Cosi a voi vi si rapresenta forse il mio naso, lungo e simile a quello degli uccelli (o dolce speranza!). Ma lasciamo in pace i nasi; è questa una materia delicata e tratandosi di questa, si puo facilmente restare con un palmo di naso. Ma tornaremo a bomba: Non trovo alcune novita da scrivervi, le novita come sapete voi stessa non abita in Roma, qui tutto è antico: Roma, Papa, le chiese, i quadri. A mio parere, le novita son inventate da quelli, che s’annojano, ma sapete voi stessa che nessuno puo annojarsi in Roma fiuorche quelli che hanno l’animo fredda come gli abitanti di Pietroburgo e principialmente i suoi impiegati, innumerevoli come arena del mare. Tutto sta qui in buona salute: S. Pietro, monte Pincio, Colosseo e molti altri vostri amici vi reveriscono. La piazza Barberini vi fa cosi una umplissima reverenza. Poveretta! ella è adesso tutta solitaria; i tritoni soli muscosi e senza naso al suo solito spingono tuttavia 1’aqua al’insu piangendo della contenanza della bella signora boreale che sovente udiva dalla fenestra il lor murmorio melanconico e sovente lo prendeva per quello di pioggia. Le capre e gli scultori spasseggiano, signora, sulla Strada Felice, dove ho la mia stanza (№ 126, ultimo piano); a proposito della capre: il signor Meier non conta piu adesso, è innamorato come un gatto e gnaule sotto voce per non farsi sentire.

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